La scadenza del 1° luglio segna il termine del diritto allo smart working, sia nel settore pubblico che in quello privato. Questo include anche le categorie fragili e i genitori con figli minori di 14 anni, i quali, senza un’ulteriore proroga, dovranno tornare a lavorare in presenza tra meno di un mese. Nonostante la fine della pandemia, l’adozione dello smart working è stata legata alle esigenze dei lavoratori e al desiderio di migliorare il bilanciamento tra lavoro e vita privata. Tuttavia, senza una risposta chiara da parte del governo, il ritorno ai luoghi di lavoro non necessariamente risolverà tutte le problematiche che hanno portato milioni di dipendenti a lavorare da remoto.
Sebbene il numero di lavoratori in smart working sia diminuito rispetto al 2021, rappresentano ancora circa il 14,9% del totale dei lavoratori, pari a 3,6 milioni di persone. La possibilità di continuare a lavorare in smart working sarebbe garantita solo attraverso accordi interni tra lavoratori e aziende, nel caso in cui la decisione del governo venisse revocata. Attualmente, la maggioranza politica non si è ancora pronunciata sulla questione della proroga per lo smart working. È stata invece l’opposizione a fare sentire la voce dei 3,6 milioni di lavoratori, definendo la situazione come “non una battaglia politica, ma di civiltà”. L’ipotesi di una proroga è stata presentata dalle forze politiche di opposizione, come il Movimento 5 Stelle, il Partito Democratico, i Verdi e la Sinistra, che hanno presentato un emendamento il 1° maggio, attualmente in esame presso la Commissione Lavoro del Senato.
Senza l’approvazione della proroga per lo smart working, tutto cambierebbe. I lavoratori considerati fragili, così come i genitori con figli minori di 14 anni, sia nel settore pubblico che in quello privato, rischiano di perdere l’accesso allo smart working a meno che non riescano a negoziare con le rispettive aziende. Questa mancanza di proroga e l’obbligo di tornare a lavorare in presenza, anche in condizioni di fragilità o difficoltà, ha già suscitato critiche. Attualmente, ci sono 3,6 milioni di lavoratori nello smart working, rappresentando il 14,9% del totale dei lavoratori italiani. In assenza di una risposta chiara da parte del governo, l’opposizione è pronta a combattere. Movimento 5 Stelle, Partito Democratico, Verdi, Sinistra e autonomi hanno presentato un emendamento al decreto legge Lavoro (n. 48), attualmente in esame presso la Commissione Lavoro del Senato. Si attende che la discussione inizi nella prossima settimana, tra il 13 e il 15 giugno.
L’opposizione si augura che anche la maggioranza politica sostenga la proroga dello smart working per le categorie fragili e i genitori di figli minori di 14 anni. L’obiettivo è quello di garantire che, anche in assenza di una crisi sanitaria come quella della pandemia, lo smart working rimanga ancora una soluzione necessaria per proteggere i più vulnerabili.
L’importanza di una proroga per lo smart working è evidente. Questo approccio flessibile al lavoro ha dimostrato di essere efficace nel favorire il benessere dei lavoratori, consentendo loro di conciliare meglio gli impegni professionali con quelli familiari e personali. Inoltre, ha contribuito a ridurre il traffico e l’inquinamento, migliorando la qualità dell’ambiente e della vita urbana.
La decisione di porre fine allo smart working senza una proroga rappresenterebbe un passo indietro per molti dipendenti, specialmente per coloro che si trovano in situazioni di vulnerabilità. L’opposizione politica ha preso posizione su questa questione, sostenendo la necessità di estendere il diritto allo smart working per proteggere i lavoratori fragili e i genitori con figli minori di 14 anni.
È cruciale che il governo prenda in considerazione le esigenze di queste categorie e offra una soluzione adeguata. La proposta di proroga presentata dall’opposizione rappresenta un passo nella giusta direzione per garantire che i lavoratori fragili e i genitori possano continuare a beneficiare delle flessibilità offerte dallo smart working.
La discussione sulla proroga dello smart working è attualmente in corso presso la Commissione Lavoro del Senato. È auspicabile che la maggioranza politica si schieri a favore di questa iniziativa, riconoscendo l’importanza di preservare un modello di lavoro più flessibile e inclusivo.