Con l’avvicinarsi di luglio circa 400 mila nuclei familiari subiranno la sospensione del Reddito di cittadinanza. Nel frattempo, si sta procedendo in modo estremamente lento alla potenziamento dei centri per l’impiego, gli uffici concepiti dal governo per supportare queste persone e far loro trovare un’occupazione entro un breve arco di tempo.
In merito a questo tema, il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon (Lega) ha fornito risposte a un’interrogazione presentata dal Movimento 5 Stelle, dimostrando l’attuale basso livello di assunzioni effettuate: su 11.600 iniziative progettate, finora solo 4.327 sono state portate a compimento dalle Regioni coinvolte. Una percentuale poco superiore al terzo delle assunzioni previste per un piano di azione approvato nel 2019, quando la legge sul Reddito di cittadinanza è stata promulgata e tutti i governatori degli stati tranne uno (Trentino Alto Adige) hanno ottenuto l’assegnazione di risorse per reclutare personale nei vecchi uffici di collocamento. Il rafforzamento del reparto del personale fu chiesto dagli assessori regionali nel corso della legislatura gialloverde, poiché reclamavano la propria competenza nelle politiche attive del lavoro. Tuttavia la volontà espressa è stata meno significativa di quanto originariamente ipotizzata. In passato, le difficoltà nella realizzazione di concorsi in periodi di massima pandemia giustificavano il ritardo nell’attuazione del progetto, ora i processi possono essere svolti regolarmente, nonostante ciò la situazione non sembra essere migliorata di molto. Al momento, vi sono quattro Regioni in cui ancora non è stata realizzata nessuna assunzione: Basilicata, Calabria, Molise e Sicilia. Va segnalata la situazione della Campania, la quale detiene il maggior numero di riceventi il Reddito di cittadinanza: Napoli, insieme ad altre province, aveva infatti ricevuto risorse per l’inserimento di 1.840 dipendenti negli uffici per l’impiego, ma finora ne sono stati assunti solo 540, meno del 33% dell’entità prevista. Questa è una circostanza molto strana, soprattutto alla luce delle continue lamentele del presidente Vincenzo De Luca riguardo al fatto che le imprese trovano difficoltà a reperire manodopera. In realtà, egli non sta impiegando il denaro che gli è stato messo a disposizione per potenziare i servizi pubblici per il lavoro. La situazione, in ogni caso, è diversificata: la Puglia è in una buona posizione, con 881 assunzioni effettuate su 1.129 previste, così come la Toscana (498 su 643). La celebre “efficienza lombarda” in questo caso non pare essersi dimostrata all’altezza: Milano e il suo circondario sono solo a metà dell’operazione, con 709 reclutamenti su 1.378 assegnati. Anche il Lazio procede a scartamento, con 364 assunzioni su 1.130. A dicembre 2022, questo è ciò che si evince: tuttavia, il governo non sembra temere questa situazione e sembra deciso a continuare il proprio piano di tagliare drasticamente il Reddito di cittadinanza a partire dalla prossima estate, tenendo presente le leggi attualmente in vigore, che prevedono la decurtazione del sostegno per i riceventi ritenuti “occupabili” entro il settimo mese di fruizione del sussidio. La riforma in via di elaborazione sembra prevedere un significativo taglio della somma a favore dei soggetti occupabili, che possono contare al massimo su 375 euro al mese, per un periodo più breve rispetto a quello pianificato fino ad ora. L’obiettivo, sulla carta, è incoraggiare l’autoimprenditorialità, diminuendo il sostegno fornito. La ministra del Lavoro, Marina Calderone, ha promesso di intensificare le politiche occupazionali in vista di queste modifiche. Nonostante ciò, i centri per l’impiego non sono ancora pronti poiché indisponibili, come visto in precedenza. Tuttavia, il governo conduce comunque l’implementazione delle proprie operazioni, nonostante gli strumenti a disposizione siano insufficienti. Secondo alcune stime del deputato dei 5 Stelle Davide Aiello, i ritardi nel reclutamento di nuovo personale negli uffici per l’impiego potrebbero mettere in pericolo la realizzazione delle riforme anticipate dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e abbattere anni di propaganda della destra contro il Reddito di cittadinanza.