Per un lavoratore un giorno di ferie ha la medesima valenza di un giorno di permesso, ma quando conviene scegliere uno al posto dell’altro?
Il dipendente ha un rapporto di lavoro subordinato dove il datore di lavoro, a fronte dell’esecuzione di un lavoro, si impegna a versare la retribuzione corrispettiva.
Questa prestazione lavorativa necessita da parte del dipendente uno sforzo psico-fisico tale da rendere obbligatorio periodi di riposo a compensazione.
Vengono così previsti periodi di compensazione, ovvero periodi di non attività retribuiti nella stessa misura di quelli in cui il lavoratore esercita la prestazione lavorativa.
Gli istituti di ristoro vengono denominati ferie e permessi. Le ferie sono disciplinate dalla legge e dai contratti collettivi nazionali del lavoro, mentre i permessi sono disciplinati solo dai contratti collettivi nazionali del lavoro.
Se per le ferie ne esiste una sola tipologia, per i permessi ne troviamo due: i permessi ex-festivià che sostituiscono le festività abolite dalla legge e i permessi Rol (riduzione orario di lavoro) la cui finalità è diminuire il numero di ore lavorative svolte dai dipendenti.
Questi permessi non vanno assimilati a quelli richiesti per motivazioni sanitarie, personali, cariche pubbliche, cariche sindacali, motivi di studio, partecipazione a titolo volontario a operazioni svolte dalla Protezione Civile e a operazioni elettorali. Per queste ipotesi è implicito che non vadano mai richieste le ferie, visto che l’astensione lavorativa spetta di diritto, inoltre le ferie hanno motivazioni differenti, quindi non possono sostituire i motivi appena citati, diversi da ex-festività e permessi Rol.
Ma allora quali sono le situazioni in cui è meglio chiedere le ferie e quali in cui è meglio chiedere i permessi?
Si può valutare la situazione partendo dal conteggio del residuo di ferie che possono rimanere. Ricordiamo che la normativa decreto legislativo 8 aprile 2003 numero 66, riconosce un minimo di ferie per ogni anno spettante al lavoratore, un periodo pari a 4 settimane che devono essere utilizzate obbligatoriamente per due settimane all’anno di maturazione e per le due settimane restanti nei 18 mesi successivi la fine del periodo di maturazione.
Se l’azienda non osserva queste prescrizioni rischia ripercussioni legali ed economiche.
Quando poi si trova ad avere un monte ferie residuo alto è consigliabile utilizzarlo al posto dei permessi, visto che vanno rispettate le scadenze di legge per non perderle.
L’utilizzo delle ferie, a differenza dei permessi, è di norma prevista per assenze di lunga durata, che interessano tre o più giorni consecutivi, una o più settimane e addirittura uno o più mesi.
I permessi invece servono a singole ore o giorni di assenza, massimo due giorni consecutivi.
Questa differenza la evinciamo anche dal fatto che le ferie sono soggette a scadenze che se non vengono rispettate fanno rischiare all’azienda pagamenti anticipati dei contributi Inps o richieste di risarcimento danni da parte del dipendente. Mentre i permessi non goduti espongono il datore di lavoro al solo fatto di doverli liquidare in busta paga.
Come retribuzione invece non ci sono differenze tra ferie e permessi, in entrambi i casi il dipendente percepisce lo stesso compenso che avrebbe percepito in caso di svolgimento dell’attività lavorativa.