Si parla tanto di come l’avanza sempre più imponente del digitale nel mondo del lavoro abbia come conseguenza un buon numero di licenziamenti, non tenendo però conto di quelli che vengono creati in sostituzione e che richiedono figure magari più specializzate. Di certo le imprese dovranno tenersi al passo, ed essere pronte al cambiamento necessario.
Nel settore manifatturiero, in particolare, molte figure stanno scomparendo e, stando a quanto sostenuto da Andrus Ansip (commissario europeo al Mercato Unico Digitale) in occasione di un riunione a Bruxelles: “Le persone che rischiano di perdere il posto di lavoro meritano il nostro aiuto“, rivolgendosi ai manager del settore manifatturiero. Allo stesso tempo ha però ribadito che: “Le aziende avranno bisogno di assumere dipendenti con competenze specialistiche, in grado di collaborare con i robot e macchine che andranno a sostituire posti di lavoro meno qualificati in fabbrica”. Quindi, a discapito delle grida più allarmistiche, si tratterà a tutti gli effetti di un ricambio nella manodopera o in altre posizioni, che pur comportando dei problemi offrirà anche delle possibilità.
Il problema può risiedere proprio nella scarsa digitalizzazione degli europei, di cui solo il 56% ha competenze digitali di base e appena il 3,6% vanta una specializzazione tecnologica utile in campo lavorativo. Questo porterà al ricambio forzato a cui le aziende dovranno sottostare per rimanere produttive e all’avanguardia nel loro campo. Ma se molti sono destinati a perdere il posto, non è questo motivo di allarme? Ansip risponde che “dobbiamo invece sostenere l’innovazione. Non dobbiamo pensare a come fermare il progresso“. Rimane fermo nella sua posizione concludendo come: “troppo spesso si dice che con la digitalizzazione delle industrie i robot prenderanno il posto dei lavoratori. Io credo invece che la digitalizzazione aiuterà le persone a lavorare anche a casa o quando viaggiano,” sottolineando poi che “è stato sempre così: il progresso crea più lavoro di quanto ne distrugga”.
Purtroppo non tutti condividono questo ottimismo, infatti, stando a quanto afferma Julian Scola (appartenente alla Confederazione europea dei sindacati): “è preoccupante – ha detto Scola – che la Commissione Ue prenda sottogamba i rischi legati alla perdita di posti di lavoro nonché alla qualità di quelli che rimarranno.” Per questo il Commissario europeo all’occupazione, Marianne Thyssen, proporrà delle modifiche ai contratti di lavoro legati all’economia digitale, al fine di supportare i lavoratori.
Altre preoccupazioni si muovono anche dalle associazioni datoriali, dove si sostiene che a causa della digitalizzazione i rapporti lavorativi sono destinati a cambiare. Il direttore di Ceemet (associazione europea dei datori di lavoro), Uwe Combüchen, afferma l’importanza di rinnovare il sistema di welfare, sostenendo che le proposte portate dalla Thyssen non saranno efficaci, e ritrovandosi perplesso sull’efficacia dell’approccio della Commissione Europea, che a suo dire non porta nulla di nuovo, al punto da sembrare “più un’opera di cementazione di diritti esistenti“.