Stando a una ricerca di Ubs (una società universale di servizi finanziari con sede a Basilea e Zurigo), intitolata The Future of Workforce e realizzata in collaborazione con The Future Laboratory, il posto fisso diventerà una rarità tra i millennials, ovvero le generazioni nate tra i primi anni ’80 e gli anni ’90, infatti, ben il 75% di loro si troverà a lavorare in spazi per freelance, senza la stabilità (e immobilità) derivata da un ufficio.
Il cambiamento avverrà nei prossimi decenni, in cui si stima che il 47% delle professioni attuali cesseranno di esistere o cambieranno drasticamente, questo grazie (o a causa) delle nuove tecnologie, il cui sviluppo condiziona sempre più il mondo del lavoro. Si parla quindi di circa metà delle professioni attuali, dato che può impressionare, ma non quanto la stima del 75% riguardante la previsione secondo cui circa il 75% dei lavoratori del mondo non lavorerà più in un ufficio stabile.
Stime esagerate? Non si direbbe, se si pensa che tra il 2004 e il 2013 la crescita di liberi professionisti e freelance è cresciuta del 45%.
L’Ubs ha sottolineato le potenzialità di un simile cambiamento, mettendo in evidenza pregi quali la flessibilità (elemento sempre più importante per le aziende) o la possibilità per il lavoratore di avere una presenza effettiva al posto della più classica presenza costante sul luogo di lavoro. Insomma, dinamismo e capacità di adattarsi sembrano prerequisiti ormai indispensabili per il futuro del lavoro, cosa che non pare essere un problema per le nuove generazioni, che paiono animate da una sorta di pragmatico idealismo. Stando a un sondaggio a campione, infatti, tra i millennials ben il 65% spera di riuscire a lavorare per aziende animate anche da intenti sociali, e tra questi ben l’83% sarebbe disposto a percepire uno stipendio inferiore pur di lavorare per esse.