Sono ancora molti, soprattutto tra i giovani, a tentare la strada del commercio, aprendo un’attività in proprio, con la speranza di dare il via a un’impresa di successo. Purtroppo i dati in tal senso non sono certo incoraggianti: nel corso del 2014, stando alle stime di Confesercenti, hanno chiuso più di 90.000 imprese contro le circa 55.000 aperture; un negativo di 35.000 attività, molte delle quali non hanno superato i 3 anni di operato. In tal senso le attività legate al turismo subiscono meno questa tendenza, mentre il dato più scoraggiante è legato al commercio. Stando ai dati raccolti dall’inizio del 2015, è il settore turismo che manda piccoli segnali positivi, con una minima crescita (pur rimanendo in negativo), in cui i tanto decantati segni di ripresa iniziano a dare i primi reali responsi.
I motivi principali del fallimento delle imprese sono noti tra tasse vessanti, spesa delle famiglie ancora bassa e sempre sotto controllo che stenta a poter migliorare, ma oltre a queste c’è una costante corsa alle promozioni che non permettono un guadagno solido all’attività, ma a cui ci si ritrova forzati da una concorrenza difficilmente sostenibile, soprattutto nel caso siano per prime realizzate dai negozi di grandi marchi o centri commerciali, come spesso avviene.
Quindi dati del tutto scoraggianti? Sì e no, perché se è vero che gettarsi nel commercio da autonomo non pare una soluzione molto attuabile (se si considerano le spese iniziali) e di certo non priva di rischi (visto le difficoltà che portano spesso a una prematura chiusura), ci sono degli aspetti sui quali un giovane imprenditore potrebbe concentrarsi.
A trascinare del tutto in negativo il saldo tra aperture e chiusure ci sono le attività commerciali che vendono al dettaglio in sede fissa, il discorso cambia per quelle che operano su area pubblica (bancarelle itineranti), in un negativo meno sconfortante, e per quelli che lavorano al di fuori dei banchi (e-commerce su tutti, ma anche tramite distributori automatici e vendite porta a porta) che, seppur di poco (circa 180 imprese), rimangono in positivo.
Tra i negozi tradizionali, quelli che subiscono di più l’andamento negativo sono quelli no-food (in particolare il settore moda), ma anche il settore alimentare non può certo essere considerato una sicurezza (circa 3.000 chiusure oltre le aperture). Chi volesse aprire un’attività nel settore turistico (bar, alloggio o ristorazione) deve sapere che, nonostante i segni di piccola ripresa di quest’anno, pure questo campo è in difficoltà con 17.000 nuove aperture a confronto delle 28.000 chiusure, minore rispetto ad altri settori ma ancora sensibile. Si prevede però un aumento positivo nei prossimi anni, che fa ben sperare nel rilancio di questo settore.
Insomma, il campo di maggior sicurezza rimane quello dell’e-commerce, soprattutto stando alle previsioni che vedono (nel 2017) la maggior parte dei navigatori acquistare buona parte dei prodotti ricercati online. Già all’oggi molti italiani stanno costantemente preferendo l’acquisto via web e questo è un trend destinato a mantenersi e a crescere. Si prevede anche un aumento in positivo del commercio ambulante. Meno rosea rimane la situazione delle attività tradizionali, che subiranno un ulteriore crollo per quanto riguarda i negozi non specializzati, quelli dei prodotti per uso domestico e quelli relativi all’abbigliamento. Un piccola crescita si avrà invece in campo alimentare.
Secondo l’Osservatorio di Confesercenti sembra quindi che la fase peggiore della crisi sia superata, anche se il rischio di qualche ricaduta è ancora presente. Ma l’ostacolo maggiore per chi ha il desiderio di aprire un’attività è avere la chiara consapevolezza che oltre alla crisi, il settore del commercio sta vivendo un periodo di profondo cambiamento, dovuto in buona parte all’innovazione tecnologica che sempre più condiziona la nostra vita. Ciò non vuol dire che i negozi come li conosciamo spariranno (anzi, gli esercizi di vicinato sembrano una realtà sempre più solida e con previsioni di crescita) ma che chi ha interesse nell’aprire una nuova attività commerciale dovrà essere pronto a studiare le varie possibilità, anche in virtù di un mercato sempre più virtuale, in cui la funzione di internet diventerà sempre più importante. L’ostacolo è relativo al fatto che, secondo Confesercenti, ancora oggi molti imprenditori non hanno le necessarie capacità culturali, né una formazione adatta al mercato che sta cambiando.
Se il vostro sogno è aprire una vostra attività e vederla crescere (o quantomeno fruttare e non diventare un lavoro in perdita) dovrete quindi essere in grado di aggiornarvi e impegnarvi a comprendere i mutamenti di un mercato, che mai come oggi è in cambiamento… e purtroppo pieno di difficoltà.