Il rapporto delle Nazioni Unite evidenzia che, contrariamente a quanto si credeva negli ultimi vent’anni, le donne hanno ancora maggiori difficoltà nell’accedere al mondo del lavoro, con un gender gap che non si è ridotto significativamente sul fronte dell’occupazione e dei salari. L’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) ha introdotto un nuovo indicatore per valutare la situazione delle donne disoccupate che desiderano lavorare e, secondo i nuovi dati, il 15% delle donne in età lavorativa vorrebbe lavorare ma non può farlo, rispetto al 10,5% degli uomini.
Il tasso di disoccupazione ufficiale per donne e uomini è invece molto simile, ma ciò è dovuto al fatto che i criteri utilizzati per determinare se una persona è ufficialmente disoccupata tendono a escludere in modo sproporzionato le donne. L’ILO sottolinea che le donne sono maggiormente colpite dalle responsabilità personali e familiari, compreso il lavoro domestico non retribuito, che spesso impedisce loro di cercare attivamente un impiego o di essere disponibili a lavorare con breve preavviso.
Il divario occupazionale tra uomini e donne è particolarmente grave nei paesi a basso reddito, dove quasi un quarto delle donne non riesce a trovare lavoro. Inoltre, le donne sono spesso sovrarappresentate in tipologie di lavoro vulnerabile, come l’aiuto nelle imprese dei familiari piuttosto che il lavoro autonomo. Ciò comporta una maggiore vulnerabilità economica e una riduzione dei guadagni delle donne, che a livello globale guadagnano solo il 51% rispetto agli uomini.
Il divario retributivo varia tra le diverse regioni del mondo, con le donne che guadagnano solo il 33% rispetto agli uomini nei paesi a basso reddito e il 58% nei paesi ad alto reddito. Questa disparità di reddito è dovuta sia al basso livello di occupazione delle donne, sia ai loro salari medi più bassi quando sono impiegate.