Il “job-hopping” è il termine utilizzato per descrivere il comportamento di chi cambia spesso lavoro in un breve periodo di tempo. E’ un fenomeno sempre più diffuso, soprattutto tra i Millennial, ovvero individui di età compresa tra i 27 e i 41 anni, che rappresentano la principale forza lavorativa a livello globale. Il termine significa letteralmente “saltare da un lavoro all’altro” e ha una diretta correlazione con il turnover aziendale, ovvero il flusso di ingressi e uscite all’interno di un’azienda.
Ma quali sono i motivi che spingono i lavoratori a praticare il Job Hopping? Potrebbe essere solo un cambiamento del mercato o potrebbero esserci anche altre ragioni alla base di questa tendenza?
Vantaggi del Job Hopping per i lavoratori possono essere:
- Consapevolezza delle proprie competenze personali e professionali.
- Incremento del potere contrattuale e delle retribuzioni.
- Possibilità di vivere nuove esperienze professionali e di vita.
- CV ricco di esperienze.
Svantaggi del Job Hopping per i lavoratori possono essere:
- Immagine negativa a lungo termine come indecisione e mancanza di lealtà.
- Difficoltà nel costruire relazioni a lungo termine e carriera stabile.
- Possibile difficoltà nel trovare un lavoro a lungo termine.
Per un azienda è davvero difficile trovare valide risorse, soprattutto per alcuni mercati molto specifici. Per chi fa del Job Hopping uno stile di vita – potrebbe giocare un ruolo importante anche la mancanza di stimoli e di certezze a proposito di crescita professionale. Per questo motivo ogni azienda dovrebbe mettere i propri collaboratori al centro, focalizzandosi sui percorsi individuali quanto sul loro benessere e sul garantire un’esperienza di qualità. Anche a partire dal processo di onboarding aziendale, ad esempio! Non che questo possa definitivamente impedire al lavoratore di compiere le sue scelte, ma è probabile che possa rivelarsi la soluzione più efficace per entrambe le parti coinvolte.