Quando una lavoratrice è incinta e la data del parto non coincide con la data presunta, che cosa succede?
Ovviamente non è possibile prevedere con esattezza la data del parto, le variabili che possono subentrare sono infinite, anche quando si programma un parto cesareo, quindi è molto probabile che il giorno scritto dal medico sul certificato come data presunta non coincida con la data effettiva.
Solitamente il congedo di maternità viene fatto partire due mesi prima della data presunta del parto, ma in caso di maternità posticipata può iniziare un mese prima della data presunta, oppure direttamente dopo che la lavoratrice ha partorito.
I mesi spettanti di congedo obbligatorio sono 5, anche se in alcuni casi i giorni di astensione possono essere di più. Un caso di questi è proprio quando il parto avviene dopo la data presunta, per questo l’Inps ha stabilito un tempo minimo con cui la madre può stare con il bambino.
La regola generale prevede che il congedo abbia inizio 2 mesi prima della data presunta del parto e che il congedo termini quando il bambino ha compiuto 3 mesi.
Il congedo prevede perciò 5 mesi di astensione al lavoro indennizzati, così la lavoratrice può gestire questo arco di tempo in modo flessibile prima o dopo il parto.
I conteggi comunque vengono fatti con la data ufficiale del parto, visto che il periodo che va dalla data presunta a quella effettiva non viene conteggiato.
Ma se il parto è successivo alla data presunta del parto come ci si deve comportare?
Il periodo di congedo goduto prima della data effettiva del parto va conteggiato separatamente da quello goduto dopo la data.
Questo significa che se la lavoratrice ha richiesto due mesi prima dalla data del parto avrà diritto ad altri tre mesi di congedo dopo il parto. Il periodo successivo va calcolato a partire dalla data effettiva del parto e non da quella presunta, questo per garantire almeno 3 mesi pieni alla mamma con il nascituro.
Ma se il parto fosse successivo alla data presunta alla lavoratrice spettano più di 5 mesi di congedo.
Questo però non succede se la lavoratrice sceglie di usufruire di tutti e 5 i mesi dopo il parto.
Per questi motivi, una volta avvenuto il parto, la madre deve presentare una seconda domanda di congedo di maternità, per comunicare all’Inps la data effettiva del parto, in modo da permettere all’istituto di ricalcolare il termine del congedo.
Ricapitolando, la lavoratrice deve presentare una prima domanda comunicando la data di astensione e quella presunta del parto, e una seconda domanda, dopo aver partorito, con la data effettiva per il riconteggio del periodo residuo che resta a disposizione.
Ricordiamo inoltre che nel conteggio dei 5 mesi di congedo non è presente il giorno del parto, perché la data del parto è un giorno a sé.