L’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) inquadra una situazione riguardo il mondo del lavoro ancora molto preoccupante, nonostante ammetta alcuni miglioramenti recenti. In Italia, il problema principale sembra ancora essere l’occupazione, tanto scarsa (non solo in quantità ma anche in qualità) da relegare il nostro paese al terzo posto più basso, migliore soltanto di Grecia e Turchia.
Nonostante si parli di un tasso di occupazione pari quasi al 50% (circa a livello pre-crisi) per persone tra i 15 e i 74 anni, stando ai rapporti sembra che questo dato sia destinato a stagnare fino alla fine del 2018, mentre perfino per Atene si prevede un piccolo miglioramento.
Stesso discorso per il tasso di disoccupazione (all’11%), perché anche in questo caso l’Ocse rivela che non ci sono grandi spinte positive, perché pur registrando una piccola diminuzione negli ultimi mesi, la percentuale italiana è la terza più alta tra i paesi industrializzati, con ancora 4,5 punti percentuale in più, rispetto ai livelli pre-crisi. Percentuale destinata a stagnare fino al 2018 e addirittura a peggiorare un poco durante il corso del prossimo anno. Solo alla fine del 2018 o agli inizi del 2019 le cose inizieranno a migliorare, portando il tasso di disoccupazione a diminuire sensibilmente.
Purtroppo l’Italia subisce una forte penalizzazione dall’insicurezza relativa al mondo del lavoro, cioè la paura di perdere il lavoro e ritrovarsi senza mezzi economici per sostentarsi, aspetto che porta un’altissima percentuale di lavoratori a ritrovarsi in una situazione da stress da lavoro (il 46,6%, mentre la media Ocse è del 41,4%). E tante sono ancora le persone (il 13,4%) in età lavorativa che vivono sotto la soglia della povertà, soprattutto tra categorie considerate svantaggiate come madri single, giovani Neet (non in cerca di lavoro né impegnati in un corso di studi), disabili e stranieri.
Secondo l’Ocse sarebbero da rafforzare le politiche attive, continuando a sfruttare il Jobs Act e allo stesso tempo a spingere verso un coordinamento delle Regioni per assicurare standard minimi comuni.