Si parla spesso di disequilibrio sul lavoro tra uomini e donne, di norma a favore dei primi, ma un aspetto ha sempre visto la donna godere di maggiori diritti: la maternità rispetto alla paternità. Aspetto indubbiamente giusto, ma che ha portato nel tempo ad assottigliare sempre più i diritti dell’uomo in questo contesto. Oggi, grazie a una proposta lanciata dal presidente dell’Inps Tito Boeri, si torna a parlare di questo argomento… ed è giù bufera politica.
La proposta di Tito Boeri non vorrebbe far altro che pareggiare i giorni di assenza dal lavoro obbligatori per il padre con i 15 già sanciti in tutto il Nord Europa. Un periodo che un genitore sarebbe obbligato a passare a casa, con l’idea che possa accudire il figlio, ma anche un modo per “spezzare il circolo vizioso che si è creato su un equilibrio sbagliato, che vede l’uomo con maggior potere contrattuale nello stabilire chi deve lavorare e chi deve stare con i figli“, questo perché si continua a percepire la donna come un’assunzione pericolosa a causa della maternità. Ma questo obbligo proposto sembra aver già degli oppositori.
Tra gli oppositori ha preso posizione la leader dei radicali Emma Bonino, che ha spostato la questione sul piano della scelta personale dichiarando che: “è eccessivo prescrivere l’obbligatorietà del congedo di paternità in quanto bisogna stare attenti a non entrare troppo nelle scelte individuali dei cittadini, che come noi vogliono vivere liberi”. L’affermazione della Bonino è relativa al non volere un ruolo troppo invadente della legge e dello stato nelle dinamiche delle relazioni di coppia. C’è però da dire che non pare tenere in considerazione la realtà sociale italiana, in cui la parità tra uomo e donna è ancora molto lontana.
Stando ai dati dell’Inps, riportati da Boeri, il tasso di occupazione femminile perde ben il 15% se la donna ha un figlio e del 35% se ne ha più d’uno (passando da un 65% al 50 e al 30 nel secondo caso). Senza contare che le donne che hanno figli sono in genere penalizzate di un 15% sulla busta paga. Ben diversa da una situazione più equilibrata, presente in Nord Europa.
Per questo Boeri insiste sulla validità della sua proposta, con cui non solo il datore di lavoro si sensibilizzerebbe ma anche il dipendente sarebbe costretto a riconoscere il suo ruolo all’interno del nucleo famigliare fin dal principio. Questo porterebbe vantaggi perfino ai figli, perché Boeri fa presente come ci siano studi fatti in paesi in cui la paternità è obbligatoria, che dimostrano come la presenza dei padri sia un importante contributo allo sviluppo cognitivo del neonato.