Siamo nell’era di internet, è inutile negarlo, e questo si riflette ormai anche in modo massiccio sul mondo del lavoro. Non parliamo solo di tutte quelle aziende che ormai accettano solo curriculum inviati per e-mail, ma anche dei reclutatori che sempre più spesso si muovo nel web per trovare candidati adatti o per scartare quelli che si propongono dopo una serie di ricerche nei social network.
Il principale social network a cui affidarsi per presentare un proprio profilo lavorativo è Linkedin, creato appositamente per permettere a chi è in cerca di lavoro di postare le proprie referenze, permettendo facilmente ad aziende e reclutatori di controllare i dati inseriti. Anche Facebook, sta prendendo sempre più piede come social network usato da aziende e reclutatori. In tal senso è bene ricordare che la web reputation sta diventando sempre più importante: si stima che il numero di recruiter che affermano di aver scartato potenziali candidati, dopo aver visionato i loro profili sui social network, sia aumentato dal 25% al 35% nell’ultimo anno. Quindi attenzione a postare foto improprie o contenuti che potrebbero farvi mal giudicare.
Circa l’8,4% dei candidati (una crescita dell’1,4% rispetto al 2014) ha trovato lavoro per mezzo dei social network. Ormai circa il 50% delle persone si affida alla ricerca on-line, pubblicando il proprio curriculum, inviandolo ad aziende, controllando le pagine dei potenziali datori di lavoro e creando una propria rete professionale.
L’attività di Social Recruiting, ovvero la ricerca di potenziali candidati attraverso la visione dei loro profili professionali si sta spostando in maniera sempre più massiccia sul web. Si stima che già da quest’anno circa il 70% dei recruiter svolgerà questa attività tramite web, utilizzando le sempre più numerose risorse on-line. Quindi oltre alle specifiche bacheche di annunci on-line delle aziende, come accennato in precedenza, cresce anche l’importanza dei social network, appositamente creati a questo scopo (come Linkedin) o utilizzati anche a questo scopo (come Facebook).
Una forte novità riguardante il mondo del lavoro è lo smartworking, un fenomeno poco conosciuto (circa il 70% degli intervistati da Work Trends Study riguardo questa questione non ne ha mai sentito parlare) ma in realtà ben presente, poiché si stima che sia utilizzato da 1 azienda su 2. Lo smartworking, o lavoro agile (com’è definito in Italia), è quel lavoro che può essere svolto tanto all’interno dei locali dell’azienda quanto all’esterno, magari da casa propria, pur dovendo seguire i canonici orari lavorativi. Questo metodo di lavoro, che alleggerisce lo stress del lavoratore, migliorando quindi i suoi risultati, rimane ancora di difficile diffusione in Italia, a causa di una mancanza di investimenti nella gestione del cambiamento e della struttura e organizzazione delle aziende.
Nonostante questo classico ritardo italiano, da un’indagine condotta dall’Adecco in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano (su un campione di oltre 30.000 candidati e 4.000 recruiter a livello internazionale), si evince che le aziende tendono ad affidarsi sempre più al digitale, ai fini del reclutamento. Lo sfruttamento degli strumenti digitali, com’era ovvio pensare, diventerà sempre quindi più importante per chiunque sia alla ricerca di lavoro.