L’apprendistato è un tipo di rapporto lavorativo di cui certo si è sentito parlare, ma a volte non si conoscono importanti dettagli che a una persona potrebbero risultare utili, andando ad affrontare i primi passi all’interno di un’azienda.
Il motivo per cui si stipula un contratto di apprendistato è ovvio: per i vantaggi che porta a entrambe le parti, con un regime fiscale agevolato per il datore di lavoro e la possibilità di formarsi e fare esperienza per il neo-assunto. Se gli sgravi fiscali diventano una realtà insindacabile, lo stesso non si può dire della preparazione che si deve offrire alla persona assunta. Sappiate quindi che l’acquisizione di competenze e la riqualifica della professionalità sono insindacabili diritti legati al contratto di apprendistato.
Il neo-assunto deve avere un’età compresa tra i 15 e i 29 anni (questo dato è soggetto a cambiamenti in base al tipo di lavoro e talvolta nelle regioni e province autonome, che abbiano stipulati particolari collaborazione scuola-lavoro) e gli sarà garantito di ricevere uno stipendio (seppur minore rispetto a un professionista già confermato) e la possibilità di imparare un mestiere. Nel contratto deve essere stabilito quindi il PFI (piano formativo individuale) in cui si specificano le competenze che saranno trasmesse al neo-assunto. Il PFI si può trovare anche all’interno di un contratto volto all’assunzione e non solo al rapporto di apprendistato.
Questa forma contrattuale è cambiata spesso negli anni e le ultime modifiche si possono trovare in questo decreto legge
decreto legge, del 15 giugno 2015.
Le tipologie di contratti di apprendistato sono tre, e mostrano finalità diverse, così come diversi sono i soggetti a cui si riferiscono rispetto il piano formativo offerto: apprendistato per la qualifica e il diploma professionale, il diploma di istruzione secondaria superiore e il certificato di specializzazione tecnica superiore; apprendistato professionalizzante; apprendistato di alta formazione e di ricerca.
L’apprendistato per l’istruzione secondaria si rivolge a giovani (tra i 15 e i 25 anni) che non hanno finito le scuole superiori oppure che stanno svolgendo un percorso di studi tecnico-professionali e vogliono migliorare le proprie competenze.
Il datore di lavoro potrà certificare le competenze apprese dalla persona assunta, in questo modo un contratto di apprendistato può avere valore non solo per i giovani ma anche per chi (tra i 18 e i 29 anni) è in cerca di una specifica qualifica da poter mostrare come esperienza lavorativa. Infatti, l’apprendistato professionalizzante è valido anche per chi si trova in mobilità o percepisce un trattamento di disoccupazione.
L’apprendistato di alta formazione o ricerca si rivolge a chi (tra i 18 e i 29) ha conseguito titoli di studio universitari e vuole svolgere attività di ricerca, che in genere richiede competenze specifiche.
Un datore di lavoro può assumere apprendisti in base al numero di dipendenti che la sua azienda possiede, e anche in questo caso sono diverse le varianti a cui si deve fare capo, ma in genere anche ditte con meno di 3 dipendenti possono assumere fino a 3 apprendisti. In un periodo di tre anni il datore di lavoro sarà obbligato per legge ad assumere almeno il 20% di apprendisti che ha formato, ma questa regola ha valore solo per le ditte che hanno più di 50 dipendenti, a pena dell’impossibilità di assumerne di nuovi. Ovviamente in caso un contratto di apprendistato non sia sciolto per mancato superamento della prova, dimissioni o licenziamento con giusta causa, allora quelle persone non saranno conteggiate all’interno dell’80% a cui il dato può non sottoscrivere un contratto indeterminato dopo il periodo da apprendista. Questa legge si riferisce solo ai contratti di apprendistato professionalizzanti, non agli altri due tipi.
Il datore oltre alla possibilità di valutare i vari apprendisti per future assunzioni o collaborazioni ha accesso a importanti sgravi fiscali e incentivi economici, che di certo sono il vantaggio più allettante, ma anche a livello normativo ottiene dei benefici, come l’esclusione degli apprendisti dal conteggio dei dipendenti per alcune finalità legislative.
Una legge importante e spesso trascurata è quella che riguarda la tutela dell’apprendista riguardo le garanzie retributive: un datore di lavoro deve pagare il neo-assunto con una retribuzione minima di due livelli inferiore rispetto alla qualifica relativa o stabilire uno stipendio più basso ma crescente con l’anzianità di servizio. L’apprendista inoltre viene tutelato riguardo malattia, infortuni sul lavoro, invalidità, maternità e assegno familiare.
Il contratto di apprendistato, quindi, può (e dovrebbe) essere un’onesta forma contrattuale che permette a entrambe le parti di avere un guadagno e che viene quasi sempre sottoposta ai neo-assunti, quindi è meglio informarsi sulle varie normative vigenti per tenersi alla larga da imbrogli e possibili soprusi.