Il 730 precompilato è una delle novità proposte dal Premier Renzi, a cui il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera, approvando il Dlgs semplificazioni, che contiene varie misure per alleggerire la burocrazia degli adempimenti per le imprese.
Questa serie di provvedimenti si prefigge vari scopi tra cui riordinare la difesa d’ufficio, stabilire nuove procedure per l’utilizzo dell’8 per mille Irpef devoluta alla gestione statale, adeguare il regolamento anagrafico della popolazione residente e l’ordinamento in materia di stato civile al riconoscimento dei figli naturali sancito dalla legge 219/2012.
Tra le principali novità del decreto c’è il 730 precompilato, che sarà disponibile per circa 30 milioni d’italiani, dipendenti e pensionati, già dal 2015. Sarà l’Agenzia delle Entrate a occuparsi, in buona parte, di compilare la dichiarazione dei redditi, lasciando in mano ai contribuenti la verifica delle notizie e l’integrazione dove necessario. I moduli precompilati saranno disponibili on line dal 15 Aprile. Dopo averne preso visione, il cittadino potrà accettarlo così com’è oppure modificare e aggiungere dati dove necessario.
Le dichiarazioni precompilate saranno messe a disposizione on line entro il 15 aprile. Dopo averle visionate, i cittadini avranno due opzioni: accettarle così come sono oppure modificarle, rettificando i dati o aggiungendone di nuovi. La dichiarazione andrà presentata entro il 7 luglio, anche se si decide di avvalersi di assistenza fiscale del Caf o di professionisti, che saranno tenuti a consegnare al contribuente la dichiarazione compilata, prima di inviarla all’Agenzia delle Entrate.
Eppure c’è ancora una piccola ombra.
Secondo le previsioni dell’Agenzia delle Entrate serviranno almeno due anni affinché le dichiarazioni diventino complete di tutti i dati, fino ad allora ci saranno certamente dati da integrare; circa il 72% nel 2015 e circa il 45% nel 2016. La causa di questo sta nel fatto che Asl e farmacie saranno obbligate a comunicare alle Entrate le spese sanitarie detraibili, per mezzo della tessera sanitaria, solo dal 2016. Questo ha creato un certo timore tra i professionisti del fisco, che contestano la norma secondo cui sarà il commercialista a dover pagare di tasca propria sanzioni, maggiori imposte e relativi interessi, in caso di visto di non conformità.