Simone e Nicolò e sono due ragazzi che hanno creato HPC, uno studio di design alternativo per interni d’arredo. HPC è l’acronimo di Ho Poca Cellulite, bizzarro nome che deriva dal fatto che la cellulite è vista come qualcosa di superfluo, da eliminare. Quindi: eliminare il superfluo per lasciare l’essenziale, ecco cosa si prefiggono di fare Simone e Nicolò, il primo proveniente da studi all’Accademia di Belle Arti di Brera, il secondo con alle spalle studi di grafica alla NABA e diversi stage.
HPC ha una partita Iva con regime dei minimi, non è una start up, anche se di certo stanno vagliando l’idea. L’innovazione dello studio si basa sui concetti di “design e pochi preventivi a vuoto”, con la voglia di offrire al mercato non una specializzazione, ma tutto quello che sanno fare. Si avvalgono anche di collaborazione esterne, sempre tutte a partite Iva. Come sappiamo la partita Iva è spesso uno svantaggio, ma rimane ancora oggi l’unico modo in cui una persona si può mettere in proprio ed essere “padrona del proprio lavoro”; questo permette a Simone e Nicolò di esprimersi come meglio credono, senza costrizioni, indipendentemente delle tasse da pagare alla fine dell’anno.
Nel loro progettare interni, pongono l’accento sul tema bellezza funzionale, quindi incentrando le loro creazioni sull’utilità ma senza perdere di vista l’aspetto estetico. Oltre a progettare interni, si occupano di scenografie, grafiche, disegnano oggetti e fanno video. Il laboratorio in cui operano è stato ricavato da un ex ambulatorio medico, in cui oggi lavora dimostrando le loro capacità, perché in pratica lo hanno arredato con le proprie forze (sedie, tavoli e librerie comprese), piuttosto che sobbarcarsi i grossi investimenti iniziali, e sfruttando l’occasione per dimostrare fin dal principio quello che sanno fare.
Anche in seguito a questa scelta, la domanda che si sono trovati a porsi è “se noi per primi abbiamo queste necessità, perché i soldi scarseggiano, quanti fuori possono averla?”; anche se bisogna ammettere che il riuso non sempre costa poco, poiché la creatività si paga più della manualità. Così si sono messi a lavorare sia attraverso il progetto creativo e il disegno digitale sia con la realizzazione manuale degli oggetti.
Nel 2014 inizia ufficialmente la loro attività, la cui idea prendeva forma nel 2011 e ovviamente le difficoltà sono quelle classiche che ci si possono immaginare da chi apre una partita Iva: nessuna possibilità di programmare il lavoro, momenti pieni di attività ad altri di calma piatta, impossibilità a concedersi un giorno di malattia, costante bisogno di reinventarsi. Eppure sono felici di quanto ottenuto, perché si sa il lavoro costa fatica, ma loro ne sono “pieni fino a Dicembre”, sempre per aziende o varie attività commerciali. Perché il lavoro c’è, dicono Simone e Nicolò, bisogna trovarlo, inseguirlo e tenerselo stretto.
E intanto a Novembre parteciperanno anche a un concorso di settore sul riuso (Scrap Out), in cui il riutilizzo del materiale è pari al 100% e segue il concetto di upcycling; una specie di movimento artistico nato dal bisogno di ridare vita a vecchi oggetti o materiali.
Insomma, sembra esserci ancora spazio per i giovani di talento e che non hanno paura a mettersi in gioco.