Nonostante la recessione, la crisi e le infinite difficoltà, ci sono ancora imprenditori che decidono di investire tempo e denaro nelle start-up che reputano promettenti. Talvolta questi imprenditori riescono anche a convincere un qualche istituto di credito a investire denaro nella loro idea.
Ad esempio in Piemonte, alcune settimane fa, il Club degli Investitori (un’associazione che riunisce imprenditori interessati a supportare le start-up nel territorio) è riuscito a stipulare un accordo con Unicredit dal valore di 100mila euro per ogni nuova azienda inclusa.
L’accordo prevede che ogni start-up finanziata dall’associazione otterrà anche un supporto dalla banca per un valore massimo di 100 mila euro. La banca si è anche impegnata ad “articolare il proprio intervento in numerose azioni per dare forza alle nuove idee imprenditoriali”.
Per capire la portata di questa operazione, basta pensare al fatto che già il solo Club è capace di elargire alcune centinaia di migliaia di euro alle start-up scelte, con la condizione che siano poste sul territorio piemontese.
Si può facilmente immaginare come il tema della liquidità sia particolarmente sentito nel panorama imprenditoriale italiano, eppure non sempre l’iniezione di denaro è considerata una scelta funzionale. Ci sono addirittura ricerche che dimostrano come sussidi pubblici alle imprese, con eventuali finanziamenti a pioggia sono controproducenti se effettuati senza controllo, specie se riguardo le start-up.
Infatti, Unicredit ha attivato programmi di consulenza e tutoraggio del denaro, e non è certo l’unica realtà a intraprendere questa via: anche Intesa Sanpaolo ha puntato su programmi di affiancamento e consulenza, investendo milioni di euro in questo campo.
Anche la Barilla (e altre firme del settore agroalimentare che sempre più di frequente cerca l’innovazione) ha il suo programma personalizzato di selezione e finanziamento delle start-up.
Il succo di questo potrebbe essere riassunto con: invece di darti i soldi direttamente, ti farò accompagnare da imprenditori professionisti del mio istituto, in modo da sviluppare un business plan valido per creare un’azienda che possa farcela da sola. La consulenza legale, economica e fiscale rappresenta, infatti, una gravose voce di bilancio per i neo imprenditori, con costi pari a decine di migliaia di euro.
Insomma, sembra che qualche piccolo barlume di speranza ci sia ancora qui e là, in questa nostra travagliata nazione, e che le buone idee possano trovare dei finanziatori. Certo ci sarebbe bisogno di un maggior numero di queste iniziative.